CENNI
STORICI

Il
primordiale nucleo abitativo di San Fili sembra si sia sviluppato
attorno al vertice del promontorio ove è posta la chiesa matrice.
Pian piano si è esteso sulla cresta contigua ovest ad unificare il
sistema a sella di raccordo che, attualmente, ne definisce il
particolare assetto urbano.
Il nome originario Felum pare derivi da Sanctus Felix e cioè San
Felice (il martire spagnolo che offrì il martirio sotto Diocleziano
o dall'omonimo vescovo martire africano). Fu villaggio di Rende. Il
più antico documento nel quale compare esplicitamente citato il
casale con la denominazione Sancti Felicis, in connessione alla
terra e al castello di Rende, è un atto notarile datato 7 ottobre
1267. Feudo dell'arcivescovo di Cosenza, infatti, seguiva più
direttamente le sorti politiche del centro provinciale. Nel 1445
divenne possedimento degli Adorno.Nel 1532 venne infeudato agli
Alarçon Mendoza della Valle Siciliana che lo tennero fino
all'eversione della feudalità (1806). Per l'ordinamento
amministrativo disposto nel 1799 dal Generale Championnet venne
riconosciuto Comune e inserito nel cantone di Cosenza. I francesi,
per la legge 19 gennaio 1807, ne fecero un Luogo comprendendolo nel
cosiddetto Governo di Rende. Questa disposizione venne confermata
per decreto 4 maggio 1811, istitutivo dei Comuni e dei Circondari e
dal riordino disposto dal Borbone per la legge I maggio 1816 in
virtù della quale gli venne assegnato il villaggio di Bucita come
frazione. Il paese subì gravi danneggiamenti dal terremoto del 1905.
BUCITA
Per risalire alle pri me
notizie su Bucita, bisogna rifarsi alla vita di Gioacchino da Fiore.
L'abate Gioacchino, nato a Celico tra il 1100 ed il 1130, dopo i
viaggi in Oriente intorno al 1148, entrò nel monastero della
Sambucina nel territorio di Luzzi, dopo circa un anno cominciò a
predicare la parola di Dio, e fu così che si recò nel villaggio di
Bucita ove predicò tra il 1154 ed il 1155. Il nome Bucita, che
deriva dal latino "Bucetum" (pascolo) , fa pensare che il territorio
del paese, era anticamente un punto di incontro per le greggi ed i
pastori dei dintorni. Una leggenda popolare voleva che la parola
Bucita derivasse da "Fuggita" ovvero posto strategico in cui i
briganti della zona si rifugiavano, anche perché il territorio era
racchiuso e protetto dalle gole di due torrenti (il Franchino ed il
Vrinco), inoltre la montagna
rappresentava un'ottima via di fuga.
L'agglomerato urbano si è sviluppato con il passare degli anni
intorno ad un'antica cappella rurale dove predicò, come detto,
l'Abate Gioacchino. Il villaggio di Bucita appartenne al territorio
di competenza di Montalto Uffugo fino al 1816, quando una Legge
Borbonica, l'assegnò a San Fili. La frazione attualmente si estende
lungo la Strada provinciale San Fili - Montalto, che nel centro
abitato assume il nome di via Giuseppe Miniaci. I quartieri
principali sono: le Casalini e Via Danise situati al di sopra del
corso Miniaci, nella parte più a valle troviamo Via Fornelle, Via
Fontanelle e le "Case Sottane". Il territorio di Bucita è ricco di
antiche sorgenti che sgorgano in freschissime fontane le più
importanti sono: Danise, Tommarinaro, Panicò. La Chiesetta dedicata
a Sant'Antonio Abate risale al XVI secolo e fu adoperata come
ricovero per poveri. Dichiarata Monumento Nazionale conserva un
bellissimo soffitto in legno ed un quadro della trinità di R.
Rinaldi del 1899.
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